23 febbraio 2012

Ridiamo dignità alle puntarelle...



...bistrattate nel loro diritto ad un taglio perfetto, nella loro giusta pretesa ad un arricciamento secondo tradizione.

Oramai ogni banco, banchetto e scaffale di mercati e supermercati offre puntarelle-pronte-all’uso-già-tagliate-dovete-solo-condirle. Peccato, però, che quello che sta dentro le buste sembra sia passato nelle gentili mani di una trebbiatrice.

E’ vero che il “ricciolo” è l’elemento distintivo delle puntarelle, ciò che ne definisce il loro statuto ontologico, ma c’è anche dell’altro, che non merita di essere buttato via, di essere disperso nella calda accoglienza del sacchetto dell’umido.

Ribadisco fermamente il mio diritto ad una sana pulitura casalinga, al ricciolo che si forma nella mia bacinella di acqua fredda ! Voglio essere l’imprinting della puntarella !

Il ricciolo, quando nasce, deve vedere me che lo guardo con affetto, deve capire che, dietro a tanto affetto, si nasconde una voracità che, per il povero ricciolo, significherà un non duraturo futuro.

Che il ricciolo possa gridare: “Se morte dovrà essere, almeno lo sia per mano del mio creatore !”.

E allora parliamo di come io pulisco le puntarelle...

Per prima cosa taglio il dietro della pianta (il culetto, per usare un termine scientifico) e separo per benino le puntarelle.


 

Poi scelgo le foglie più belle e sane e, se sono larghette, le taglio a metà nel verso della lunghezza e le metto da parte (ricordatevi il motto “ riccioli si, ma non solo”) e mi concentro sulle punte.

Taglio ciascuna punta in modo da avere una lunghezza tra gli 8 ed i 10 centimetri e poi, con un coltellino piccolo e affilato (il pelino, per capirci), taglio ogni punta in sei/otto parti (dipende ovviamente dalla grandezza della “punta”).

Metto tutte le punte e le foglie selezionate in una grossa bacinella riempita con acqua ghiacciata - se mi sono ricordato di prepararli, uso cubetti di ghiaccio - e le lascio arricciarsi come meglio credono (ci vuole tempo, dalle 2 ore in su).



Risciacquo, asciugo (perfetta la centrifuga da insalata) e lascio asciugare ulteriormente su un panno ben steso e in corrente d'aria.

Per il condimento ricordo a tutti che, nel nuovo ordinamento giudiziario, l’uso della pasta d’acciughe è considerato reato per il quale si procede d’ufficio, senza bisogno di querela di parte.

Per cui, per una bella cofana di puntarelle:
  1. Uno spicchio d’aglio (al quale, eventualmente, avrete tolto l’anima verde)
  2. 6/8 filetti di acciughe sott’olio
  3. Olio extravergine d’oliva (facciamo 6/8 cucchiai)
  4. Aceto bianco (qui dipende dal vostro gusto)
  5. Sale

Tagliate a fettine sottili l’aglio e, se volete lasciare la possibilità ai commensali di trovarlo ed evitarlo, lasciatelo così, altrimenti mettetelo sul tagliere insieme alle acciughe è tritate il tutto con il coltello (o, se proprio volete, con la mezzaluna).

Mettete in una ciotolina l’olio, l’aceto ed il trito appena fatto ed emulsionate il tutto con una forchetta o con una piccola frusta.

Per il sale, dipende da quando prima preparate il tutto prima di mangiarvelo: se condite e mangiate nel giro di una mezz’ora, allora mettete anche il sale nell’emulsione, altrimenti aspettate e lo metterete solo al momento di andare in tavola(il sale, infatti, fa rilasciare i liquidi e quindi, se aspettate troppo, vi ritroverete con la vostra emulsione allungata dall’acqua contenuta nelle puntarelle, con un effetto “brodaglia” per nulla invitante).

Versate il tutto sulle puntarelle, che avrete ovviamente messo in un’insalatiera, e lasciate riposare e poi dateci dentro.

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